Fatti salvi i doverosi interventi istituzionali sul terreno dell’impiantistica sportiva (molto carente), il patrocinio morale per alcune lodevoli iniziative sportive, la giornata celebrativa in onore di Roberta Vinci e sporadiche presenze nella tribuna VIP dello Iacovone, (qualcuno addirittura non si è mai visto) si avverte la sensazione che recentemente lo sport in genere ed il Taranto in particolare, negli ambienti locali che contano non siano una questione di “cuore”, di passione, di trasporto emotivo.

La percezione è fredda, non si avverte amore ma semplice affetto nei confronti delle espressioni sportive più rappresentative come il Taranto ed il Cus Ionico giusto per citare le prime due società, entrambe, va detto, in grado di andare avanti dignitosamente da sole. L’impressione è che tra i vari esponenti istituzionali (enti, amministrazioni ecc.) non ci siano “cuori rossoblu”, ovvero per una strana congiuntura,forse a Taranto nessuno, tra coloro di peso e spessore, è animato da quella passione verso i colori sociali (rossoblu) che poi spingono verso quel senso di appartenenza che consente di amare e rispettare maggiormente la città.

Eppure il calcio a Taranto è innegabilmente importante, trascina migliaia di persone, condiziona stati d’animo, gli organi di informazione dedicano quotidianamente titoli in prima pagina, nei bar spesso non si parla d’altro, ma poi finisce qui, la discussione su questi temi evapora e pare faccia fatica ad approdare negli ambienti che contano. Al termine del campionato nanche un semplice “comunicato stampa”, sempre più frequentemente utilizzato per fornire un segnale di presenza interessata, nessuno ha pensato di scrivere due righe sul Taranto FC, o intervenire magari sulla questione ripescaggio oppure per un suggerimento sull’ipotesi “fondo perduto”, nulla. Perché?

Articolo tratto da studio100.it

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