Abbiamo intervistato Enrico La Gioia, personaggio storico dell’ambiente rossoblù, che da oltre 50 anni consegna le distinte ufficiali di gara nella tribuna stampa dello stadio "Erasmo Iacovone". Com’è nato l’amore per il Taranto? Da bambino andavo allo stadio "Mazzola" assieme a mio zio perché mio padre lavorava come Ufficiale di Marina. Ho iniziato a seguire il Taranto sin dagli anni ’50: erano i tempi del presidente Luigi Santilio e del segretario Carone. In quel periodo ho avuto modo di conoscere il cavalier Angelo Piscopiello: un vero e proprio organizzatore dello stadio, un factotum che smistava gli spettatori da un settore all’altro. Io ho iniziato grazie a lui. Ero sempre in tribuna stampa per consegnare le formazioni ufficiali sia ai giornalisti locali che ai giornalisti ospiti, come faccio tuttora da oltre 50 anni. Ho consegnato formazioni a personaggi importanti come dirigenti, procuratori e osservatori di squadre di Serie A. Le sue emozioni nel seguire le partite... Entusiasmo, amore, passione... tutto. Non ho mai preso una lira e mi sento orgoglioso di ciò, ho agito per la passione e per l’attaccamento che ho per i colori rossoblù. Un doveroso ringraziamento è rivolto al cavalier Piscopiello che mi ha guidato sin da giovanotto. Com’è stato il passaggio dal "Mazzola" allo stadio “Salinella”, poi chiamato “Erasmo Iacovone”? Il nuovo stadio fu accolto con entusiasmo, perché si passava da una struttura obsoleta a una completamente nuova. Fu realizzato durante la presidenza di Michele Di Maggio. Lei ha visto giocare Erasmo Iacovone... Iacovone era un giocatore spettacolare, molto bravo soprattutto sulle palle alte... un vero campione. Caratterialmente era una persona “a modo”, abbastanza tranquilla. Ricordo bene che lo prendemmo dal Mantova. I suoi gol erano troppo belli, specie quelli realizzati di testa. La sua morte arrivò nel pieno della sua maturità: fu una giornata triste per tutta Taranto, una giornata memorabile, ricordo quella bara di vetro e un fiume di gente che accorreva nella Chiesa San Roberto in Corso Italia. Tutta Taranto inginocchiata e ricordo pure che non andammo nemmeno a lavorare. Gli volevamo tutti bene. Tutti, indistintamente, hanno voluto successivamente intitolargli l'ex stadio “Salinella”. Una Top 11 del Taranto di allora: Una squadra schierata con il modulo 4-3-3: tra i pali Cosimo Malacari; difesa a quattro con il terzino destro Angelo Canavesi, i due centrali Enrico Casini e Giorgio Nardello detto “Tavolone” e a sinistra il terzino Adriano Capra; a centrocampo Giovanni Sgarbossa, Ivan Romanzini e Graziano Gori, papà di Pier Graziano; in attacco un bel tridente con Erasmo Iacovone, Vito Chimenti e Bruno Beretti. Nonostante questi, impazzivo anche per gli attaccanti Mario Tortul e Salvatore Bertuccelli, il libero Giovanni Manzella e il centrocampista Pietro Castignani che collezionò oltre 100 presenze con la maglia rossoblù. La partita più bella a cui ha assistito? Su tutte Taranto-Milan 3-0 (7 dicembre 1980, ndr), partita di Serie B. In quella domenica andarono a segno Bortolo Mutti, con una doppietta, e Nicola Cassano. Il Taranto oggi? Per il Taranto ho pianto sia nella gioia che nella sofferenza perché, quando sei tifoso, senti la partita in maniera incredibile. Mi auguro di rivedere ben presto lo "Iacovone" pieno. Spero che nel giro di qualche anno il Taranto possa ritornare in Serie B, perché merita ben altri palcoscenici rispetto a quelli attuali. Riguardo la società, Zelatore e Bongiovanni sono due persone per bene, molto attaccate ai colori sociali: si sacrificano perché amano il Taranto e vogliono andare fino in fondo per realizzare qualcosa di positivo; io me lo auguro di cuore perché Taranto merita livelli superiori. Il d.s. Volume ha costruito una squadra competitiva. Ho molta fiducia nei ragazzi di quest'anno perché li vedo grintosi, seri e preparati. Il tempo mi darà ragione. Simpatizzo molto per il nostro numero 6… Scoppetta ma non solo, mi piacciono anche Pera, Ancora, Aleksic e la squadra nel complesso è piacevole. A cura di Eligio Galeone