Abbiamo intervistato Alfredo Paradisi, allenatore della Juniores Nazionale, che ci ha parlato della sua esperienza nel Settore Giovanile del Taranto F.C. 1927. I suoi obiettivi per la prossima stagione? L’obiettivo primario è la crescita dei ragazzi: per far questo stiamo provando a costruire una squadra fatta di giocatori sotto età. Forse rischiamo qualcosa in termini di risultato ma è proficuo per la loro crescita. Lavoriamo dal 7 agosto con circa 30 ragazzi ed è un discreto assemblaggio della nuova rosa.   Qual è il programma della preparazione in vista del campionato Juniores Nazionale? Assieme al prof. Luigi Mantellini e all’intero staff tecnico abbiamo programmato una preparazione che sia il più possibile un mix tra lavoro a secco e lavoro con la palla. Sin dal primo giorno abbiamo impartito nozioni di tecnica e tattica, di lavoro situazionale e anche di aspetto puramente fisico in ogni singola tenuta di allenamento. Abbiamo cercato di dare un senso chiaramente logico e speriamo di arrivare alla prima di campionato con un’idea di squadra sul come vogliamo stare in campo.   La sua carriera da allenatore… Ho iniziato la carriera di allenatore a 24 anni dopo aver smesso di giocare. Giocavo a livello di Eccellenza a Francavilla e a Ceglie Messapica. I risultati non sono mancati: ho vinto i campionati di Prima e Seconda Categoria con l’Andrisani, Seconda e Terza Categoria con la Lede; con la Virtus Francavilla ho conquistato il campionato di Prima Categoria; nella stagione successiva ero in testa nel campionato di Promozione e poi andai via per problemi interni; nel Taranto dell’era Blasi abbiamo vinto il Campionato Allievi Regionali con Maiorino, D’Arcante, Prete, Maraglino; non solo,anche il campionato di Giovanissimi Regionali con i Diavoli Rossi. Poi ho allenato in Promozione e nel corso della mia carriera ho alternato le prime squadre con il settore giovanile. L’annata più importante è stata due anni fa quando siamo arrivati terzi in Italia con gli Allievi Nazionali del Martina Franca dopo aver vinto il campionato. La soddisfazione è stata quella di aver piazzato ben nove giocatori nelle Primavera del calcio italiano. Paradossalmente, però, l’anno passato sono stato fermo ed ora eccomi qua.   Guardando dove si trova oggi la Virtus Francavilla, prova un po’ di rammarico o soddisfazione per averla allenata? Sicuramente sono uno dei più grandi tifosi. Probabilmente per motivi fisiologici e non tecnici è difficile rimanere in una piazza otto/nove anni. Forse avrei potuto rinnovare se avessi avuto un carattere diverso. Ringrazio comunque il presidente Magrì per aver restaurato un programma civile, tant’è vero che in quest’estate sono stato a un passo ad allenare le giovanili della Virtus. Sono fiero di essere stato il primo allenatore della storia della Virtus. Ovviamente, dopo il Taranto che è la mia città natale, la Virtus è la mia seconda squadra.   Sogna un giorno di allenare la Prima Squadra del Taranto? Credo sia il sogno di ogni ragazzo e, se un giorno dovesse realizzarsi, io non avrei paura. Spero, però, che il Settore Giovanile sia per me un progetto a lungo termine.   A quale allenatore si ispira? A me piace la cultura del lavoro di Zeman anche se non amo di lui il suo estremismo e il suo modulo, ossia il 4-3-3, che quest’anno lo stiamo utilizzando per esplicita richiesta fatta dal nostro Direttore: in virtù del fatto che se un under dovesse andare un giorno in Prima Squadra, debba sapere già i movimenti del 4-3-3 di mister Cozza. Oltre a Sacchi mi piace anche Sarri, che come Zeman, migliora il calciatore e per me è una cosa fondamentale. Il boemo, inoltre, non gioca solo per migliorare lo schema della squadra e per essere soltanto una bella orchestra ma lui insegna i musicisti a suonare. Non è un caso che con lui i giocatori finiscono in Nazionale: vedi Signori all’epoca, Insigne, Immobile, Verratti. Come lui, in allenamento pretendo un’intensità massimale. Ora mi viene subito in mente Antonio Calabro che mi ha impressionato tanto per l’intensità che ci mette in allenamento.   Il suo passaggio da calciatore ad allenatore… A 15 anni esordii con la Jonica Taranto in Promozione che allora era la quinta Serie. Poi un anno a Massafra in Promozione, successivamente a Ceglie Messapica in Prima Categoria e due anni di Eccellenza a Francavilla. Dopo il prestito rientrai a Ceglie e subito dopo ero in trattativa con l’allora Manduria di Blasi: purtroppo non se ne fece nulla perché il Ceglie chiese alla squadra biancoverde una barca di soldi, così, complice anche l’iter universitario, decisi di non giocare più ed iniziai ad allenare a 23 anni. La mia prima esperienza è stata nella Scuola Calcio dei Diavoli Rossi, poi arrivò la chiamata della Lede per gli Allievi Regionali e riuscì a vincere due campionati nello stesso anno perché andai a sostituire l’allenatore della Prima Squadra che era stato esonerato. Dopo andai ad allenare la Stella Jonica Carosino in Promozione dove ho avuto come giocatore l’ex Vicenza Gilberto D’Ignazio Pulpito che di anni ne aveva ben 41. Sinceramente ero imbarazzato perché lui aveva giocato in Serie A e in Coppa Italia ma lui mi tranquillizzò dicendomi: «Guidolin aveva le sue idee e tu c’hai le tue».   Lei di mestiere fa anche l’avvocato, una legge da emanare nel mondo del calcio? La legge da emanare secondo me bisognerebbe farla nel mercato degli allenatori. Molti diventano allenatori solo per essere stati calciatori in passato. Sarebbe bello permettere a chiunque di fare l’allenatore in Serie A. Lasciare dunque libertà agli allenatori meritevoli di partecipare ai corsi. Libertà anche per quel che riguarda i giovani, senza pensare troppo agli interessi ma rientrare nel giusto.     Le parole principali da inculcare ai suoi ragazzi? Sicuramente l’applicazione, l’impegno, la voglia di divertirsi e l’istruzione. Ormai si va verso il calcio istruito: mi viene in mente Fabio Pecchia che è laureato e tanti altri. L’obiettivo dei ragazzi deve essere la convocazione in Prima Squadra da parte di mister Cozza: noi lavoriamo per quello, non solo per i risultati. Bisogna motivarli soprattutto negli obiettivi da raggiungere.   Ragazzi promettenti che ha allenato? Quello più importante è stato a Maiorino: ricordo un suo gol a Bari con la maglia del Vicenza. Dei miei ragazzi che ho allenato a Martina c’è Diana a Pescara, Iezzi alla Pro Vercelli, Felicetti alla Salernitana, Cardamone al Torino: tutti ragazzi che giocano nella Primavera delle loro squadre.   Un pensiero sul Taranto di mister Cozza? La reputo veramente una squadra importante: ho visto ragazzi che si allenano con intensità e con la voglia di migliorarsi. Hanno la cosiddetta “cazzimma”: la voglia di vincere e trasmettono il carattere dell’allenatore. Nella scorsa stagione mister Cozza non ha vinto un campionato per caso e sicuramente è un allenatore che farà strada. Io spero veramente che il pubblico faccia veramente il tifoso perché l’ambiente fa spesso la differenza. Bisogna remare tutti verso un unico obiettivo.   Si riconosce in un calciatore della Prima Squadra? Ho giocato come centrocampista centrale e quindi dico subito Corso. Per me è il giocatore più forte che abbiamo in squadra.   A cura di Eligio Galeone

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